Una famiglia straordinaria by Andrea Albertini;

Una famiglia straordinaria by Andrea Albertini;

autore:Andrea Albertini; [Albertini, Andrea]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788838941856
editore: edigita
pubblicato: 2021-03-28T22:00:00+00:00


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La storia di Piera

(1910)

Piera, la moglie di Luigi, sedeva su una panchina verde e seguiva i figli Elena e Leonardo giocare nel parco. Qualche mese prima aveva detto al marito che per ultimare la porzione di giardino davanti alla villa occorrevano due belle panchine da posizionare una di fronte all’altra, a una distanza di un paio di metri, la prima rivolta a nord verso il parco e la seconda esposta al paesaggio alberato che degradava a sud. Un comodo ingresso all’aperto che avrebbe fatto da anticamera al sentiero di ghiaia finissima che conduceva dalla casa alla limonaia e avrebbe consentito allo sguardo di qualsiasi ospite di indulgere nella grazia della campagna canavese, restando comodamente seduto. Anche per ore.

Adesso che le due panchine di larice erano state consegnate e collocate esattamente dove lei le aveva desiderate, Piera riteneva che il parco avesse raggiunto la perfezione. Già da prima, comunque – pensava la donna mentre i figli rotolavano sull’erba –, quel parco era un’autentica meraviglia.

Villa Albertini a Parella, come molte delle cose a cui si dedicava il suo Gigio, lo rappresentava bene. Estimatore della quiete che aveva trovato a Colleretto e deciso a ritagliarne una parte tutta per sé, le aveva detto di voler costruire la loro casa nelle vicinanze di quella di Pin con i risparmi messi via nel primo lustro alla direzione del giornale. Seguendo le indicazioni dello zio Piero, Luigi aveva acquistato un vasto lotto a un chilometro in linea d’aria dalla Grande Arca, come il poeta Francesco Pastonchi aveva definito casa Giacosa. Aveva affidato la stesura del progetto all’architetto Luca Beltrami – artefice della sede in via Solferino – e la direzione dei lavori a un ingegnere locale. La villa era su due piani, con una mansarda dove il direttore del «Corriere» aveva ammobiliato il proprio studio e dalla quale, attraverso le ampie vetrate, dominava i giardini scoscesi, i lunghi pergolati, il belvedere, le serre, la limonaia, il semenzaio e, oltre i confini del parco, i boschi e i tetti dei borghi lontani.

In quella domenica mattina di luglio Piera sedeva sulla panchina che si affacciava sul grande parco e guardava i bambini vestiti come piccoli marinaretti che s’inseguivano sul prato all’inglese tenendo fra le gambe due cavallucci di legno, opera del falegname di Colleretto. Si rincorrevano e urlavano, le grida acute e isteriche di Leonardo contro la voce nasale e profonda di Elena.

Piera era felice che Luigi avesse deciso di costruire la loro villa proprio in quel posto, tanto vicino alle case di suo padre e dello zio Piero. E l’estate, da qualche tempo, era tornata a essere la stagione più bella, dopo quella tristissima del 1906.

Pin e Gigio: qualsiasi ricordo recente glieli proponeva insieme. In vacanza a Colleretto, al lavoro a Milano. Come si erano contagiati bene! Il più grande, o meglio, il capotribù – come l’aveva battezzato Luigi in una lettera del 1905: «... ci rivolgiamo a te come al capo della tribù, siamo ormai una vera tribù...» – aveva ampliato gli orizzonti del più giovane,



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